mercoledì 1 dicembre 2010

SUGAR SHACK - CABANE A SUCRE




Parlare a novembre di festini a base di sciroppo d’acero potrà sembrare strano. Ho sempre detto che la stagione giusta è ai primi tepori primaverili. E’ assolutamente vero ma il fatto è che fin da oggi devi prenotare la data di tua scelta se vuoi celebrare la fine del lungo inverno in questo specifico locale, altrimenti potresti saltare il turno all’anno prossimo!
L’anticonformista Martin Picard, cuoco professionale dal 1990 ha lavorato con molti cuochi rinomati in molti paesi; a Montréal fu tra i fondatori del primo ristorante internazionale della città, il prestigioso Toqué!; dal 2001 gestisce al 536 Duluth Est il suo AU PIED DE COCHON (letteralmente: zampa di porco), un locale che raccoglie premi e fama da ogni parte per la sua cuisine quebècoise, riveduta e corretta quel tanto che basta per non definirla più da poveri campagnoli o alla buona. Vuoi un esempio? La poutine… ingentilita da Picard con del fois-gras! Quelle finesse! Sarà!

La sua Cabane à Sucre (o Sugar Shack, in inglese) si trova invece a St- Benoît de Mirabel, a circa 45 minuti d’auto dal centro, ovviamente in piena campagna fra le idilliache foreste quebecchesi. Anche qui, Picard ha ritenuto di nobilitare quei piatti della cucina semplice e campagnola, tipici della tavola quebecchese tradizionale.
Quando tuttavia ho letto il menù mi è passata davanti agli occhi un’immagine subliminale, un flash di sensazioni strane, quasi stessi rivedendo su uno schermo Tognazzi, Mastroianni, Noiret e Piccoli alle prese con gigantesche portate di succulenti capolavori culinari. (L’accostamento si ferma qui. Tutto il resto del film, eros e thanatos, politica e morale, qui ovviamente non c’entrano. )
Una cucina assolutamente vietata a chi ha problemi cardiaci o di colesterolo alto, una Grande Abbuffata da portarti direttamente al pronto soccorso se non peggio! Alla larga i vegetariani, digiuno assicurato!
Ecco l’elenco delle portate che vengono consumate su lunghi tavolacci, circa 120 gioiosi adulti e bambini gomito a gomito mentre lì vicino l’evaporatore vede condensarsi litri e litri di linfa trasparente d’acero trasformandolo nel denso nettare:
Zuppa di piselli tradizionale con l’aggiunta di un pezzettone di patè di fegato; arugula salad (rucola) con cubetti di prosciutto cotto e noci con le “orecchie di cristo”, nastri di lardo di maiale fritti; le ployes, piccole pancakes di grano saraceno servite con sciroppo d’acero accompagnate da fettine di gravlax di salmone con composta di cipolle; una montagna di paté di maiale Québec-style chiamato cretons; e zampe fritte di gallina in una speziata salsa barbecue.
Aiutando la deglutizione con qualche bicchiere di sidro locale, predisponiti a proseguire con:
una omelette gigante ripiena di storione affumicato allo sciroppo d’acero; un mezzo-pollo glassato allo sciroppo d’acero steso su un succoso trancio di lingua di manzo; insalata di cavolo; una mezza verza ripiena di aragosta, foie-gras e macinata di maiale su un letto di lenticchie; … e secondo tradizione, tutto va cosparso generosamente di sciroppo d’acero.
Persiste un certo languorino?
Con un extra 20 dollari puoi consumare sul posto (o portare a casa) una delle 3,000 tourtière di carne macinata e lardo con composta casalinga (relish) di pomodoro.
Alt! … e il dessert?!?!?!
Un immenso banana-split imbottito di pan-di-spagna allo sciroppo d’acero, succo di ananas allo sciroppo d’acero , il tutto cosparso di praline di cioccolato nero; zucchero filato (barbe à papà) allo sciroppo d’acero; un millefoglie allo sciroppo d’acero e frittelle immerse nello sciroppo d’acero e fritte nel grasso d’oca.
E se ce la fai… fuori sulla neve fresca trovi lo sciroppo d’acero caldo appena un po’ rappreso da raccogliere con un bastoncino come un lecca-lecca.
Attenzione: non ti sto raccomandando di andarci a tutti i costi, sto solo dicendo che questa sembra essere l’evoluzione culinaria del momento e che i locali ne vanno matti. Beh, un’esperienza nuova. Poi non dirmi che non ti avevo avvertito! Personalmente opterei per una Cabane à Sucre tradizionale.

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