martedì 28 febbraio 2012

DIARIO DI VIAGGIO






Se hai visitato le Rocciose Canadesi sai che è difficile descrivere in poche righe il tuo viaggio.



Lo splendore del panorama ti accompagna lungo l’agevole strada che da Banff ti porta sempre più in alto, fino ai suoi gioelli incastonati fra le altissime montagne. Dapprima sono ricoperte di fitte foreste di abeti e poi solo nuda roccia a sostenere immense distese di ghiaccio perenne.
Certo, prima di partire avevo visto delle bellissime foto sulle guide turistiche, tanto luminose da sembrare finte, ma assaporare con i miei occhi i colori dei laghi glaciali e la potenza delle cime circostanti e dei ghiacciai è tutta un’altra cosa!
Il Moraine Lake, in fondo ad una breve deviazione dalla strada principale, è un ampio specchio d’acqua turchese, sornione e solitario, irraggiungibile d’inverno, contornato da 10 alte cime quasi identiche che mi sembrano formare una cornice protettiva. Non ho resistito ad un giro in canoa sulle calme acque del lago, remando lentamente ed in religioso silenzio, cercando di appropriarmi il più possibile del suo fascino che oggi, e penso anche per sempre, sarà il ricordo più bello delle vacanze in Canada.
Straordinario anche il Lake Louise, dove l’immenso albergo Fairmont nei suoi colori perfettamente integrati al panorama, rende le rive del lago una più intensamente frequentata meta turistica durante tutto l’anno. Aiuole di enormi fiori multicolori costeggiano la passeggiata davanti all’albergo, aggiungendo una cornice colorata alle foto che ho scattato della montagna ed il suo possente ghiacciaio che da là sullo sfondo alimenta le acque color smeraldo il lago.
E continuando a salire, lasciata la macchina sul piccolo piazzale, dopo pochi passi nel bosco, all’improvviso ammirare ai miei piedi il lungo e frastagliato Lago Peyto dai colori cangianti, dallo smeraldo al turchese secondo il rincorrersi delle nuvole nel cielo, mi ha tolto il fiato. Solo gli uccellini e gli scoiattolini intenti alle loro faccende quotidiane interrompono l’irreale quiete del paesaggio.
Ed infine eccoci arrivati al Columbia Icefield nel Parco di Jasper. L’avvicinamento al ghiacciaio Athabasca è tutta un’avventura! Sarà l’altitudine o il mezzo speciale che utilizziamo per arrivarci, mah, comunque siamo tutti un po’ euforici e molto emozionati! Al termine del percorso accidentato tra morene glaciali e poi sul ghiaccio vivo, possiamo scendere e passeggiare sul ghiacciaio, ovviamente con tutte le cautele del caso. Non è certo cosa di tutti i giorni passeggiare sopra un immenso ghiacciaio che, ascoltate con attenzione le dettagliate spiegazioni della guida, scopriamo essere una parte soltanto di un immenso “campo” di ghiaccio, il Columbia Icefield, che si estende oltre la cima davanti a noi per migliaia di chilometri quadrati. Da lontano sembrava una massa immobile ma poi vedo con i miei occhi che non è così: grossi rivoli di acqua fresca e pura precipitano a valle creando buchi e gorghi che dilavano le pareti rocciose.


E a coronare l’emozionante esperienza la guida mi dice che mi trovo in un punto dello spartiacque continentale: significa che in fondo a questa valle tutta l’acqua proveniente dal ghiacciaio dovrà “decidere” quale direzione prendere: andrà ad ingrossare i fiumi che corrono verso l’Oceano Artico oppure l’Oceano Atlantico oppure l’Oceano Pacifico?
Un consiglio: non perdetevi le Montagne Rocciose del Canada!

Dal diario di viaggio di un amico G.G. agosto 2004

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